Spazio Donna è un’associazione di volontariato attiva sul territorio di Caserta dal 1989, che lavora concretamente per l’autonomia, la libertà e la consapevolezza delle donne.
Da oltre trent’anni opera nel territorio casertano accanto alle donne vittime di violenza di genere, ma con uno sguardo d’insieme a tutte le problematiche che riguardano il mondo femminile.
Fin dal 1989, ha affiancato, al Centro Documentazione Donna, già attivo dal 1983, il Telefono Rosa – Recapito Donna (Centro antiviolenza) e tre Case Rifugio per ospitare in sicurezza le donne che subiscono violenza e i loro bambini.
Gestisce anche 3 CAV (Centri di ascolto) sul territorio di Caserta e provincia e una delle case rifugio ha sede in un bene confiscato alla camorra.
Le operatrici volontarie, adeguatamente formate, sono coadiuvate da un gruppo di consulenti (avvocati, medici, ostetriche, psicologhe, sociologhe, assistenti sociali, etc.) che collaborano all’attività, condividendo gli obiettivi dell’associazione. Il Telefono Rosa – Recapito Donna, quale strumento di comunicazione tra donne, ha rappresentato un punto di riferimento per altre Associazioni che ne hanno adottato metodi e strategie per nuove attivazioni, in collaborazione con Spazio Donna.
Le volontarie dell’Associazione lavorano contro la violenza alle donne e ai bambini garantendo gratuitamente h24: ascolto attivo, consulenza e assistenza psicologica, assistenza legale (civile e penale), accoglienza e ospitalità a chi vuole fuggire dalla violenza, misure contro la povertà, sostegno scolastico, formazione al lavoro, inserimento sociale e lavorativo, assistenza sanitaria. Da sempre, inoltre, l’associazione promuove nelle scuole percorsi di sensibilizzazione alla non-violenza ed alla cultura di genere. Tali interventi sono volti alla prevenzione dei comportamenti violenti tra le fasce d’età giovanili, attraverso attività di riflessione sulle pari opportunità e l’accoglienza delle diversità.
Il racconto fotografico della storia dell’associazione è stato affrontato dal fotografo Mauro Pagnano con un approccio in parte concettuale. Si è mantenuto fede alla necessità di tenere nascosta l’identità delle ospiti della casa rifugio senza, però, cadere nello stereotipo dell’ostentazione della negatività. Con un gioco di sviluppo fotografico con doppie esposizioni si è voluto svelare il sorriso delle donne che nelle case rifugio stanno rinascendo, pur senza renderle riconoscibili.